sabato 5 marzo 2011

Perché non ti vuoi azzurra e lucente?

La fregatura delle canzoni di Lucio Battisti è che sono così belle che ti sfuggono tra le mani. Il mix parole e musica è così potente da risultare emotivamente ingestibile. Eppure, se ci facciamo attenzione, i messaggi sono a volte potentissimi. Prendiamo ad esempio "La collina dei ciliegi": 
nei primi trenta secondi c'è tutta la psicologia dell'efficacia personale. 


Primo: Stimati
E se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante, cancella col coraggio quella supplica dagli occhi.
Decidi di stimarti. Capisci il paradosso: se aspetti che qualcuno ti dica bravo, la tua stima dipende da qualcun altro. se tu ti dici bravo, la tua stima dipende da te. Appunto: autostima.

Secondo: Agisci 
Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante, e quasi sempre dietro la collina è il sole. 
Non raccontartela. Non stare ad aspettare chissà cosa mascherando a te stesso la paura di agire.

Terzo: Tutto dipende da te
Ma perché tu non ti vuoi azzurra e lucente? 
Troviamo sempre il modo di attribuire a qualcun altro ciò che non va bene e ciò che non ci piace. In realtà tutto dipende da noi.

La vita è una scelta continua, ciò che siamo equivale a ciò che scegliamo di essere. Ciò che scegliamo di essere è sottoposto ogni giorno ad una prova di coraggio da parte nostra: scegli di essere come ti vogliono gli altri o come ti vuoi tu? A te la scelta.


http://www.youtube.com/watch?v=n-9RIxpyyKA


(C) Diego Agostini/Commitment, 2011 - All Rights Reserved


mercoledì 2 marzo 2011

La strana storia del cavalier Messina

Questa storia straordinaria l'ho vissuta proprio agli inizi della mia carriera: spesso mi trovo a ripensarci, ed ogni volta che ci penso mi insegna qualcosa.

Ero appena stato assunto in una grande azienda ed avevo fatto amicizia con Michele, che già lavorava da un paio d'anni. Michele era molto brillante e si occupava di marketing. Aveva avanzato la richiesta di avere un'assistente, l'avevano approvata, e si aspettava una/un giovane laureata/o.

Ed invece chi gli proposero... un impiegato vicino alla pensione, ai ferri corti con l'azienda. Si chiamava Messina. Era stato licenziato, aveva fatto ricorso, l'aveva vinto e si era fatto reintegrare in organico. Immaginate la sua motivazione a lavorare con un quasi neolaureato. Ed immaginate la motivazione di Michele nel trovarsi in ufficio un tipo del genere.

Messina e Michele rimasero, all'inizio, tre giorni senza parlarsi. Poi Michele chiuse la porta, prese una sedia e si sedette davanti a lui. "Non mi muovo di qua finché non ci parliamo", disse. Passarono due ore in silenzio, uno di fronte all'altro. Poi Messina si aprì. Passarono una giornata a parlare.

"Diego", mi disse Michele, "con quest'uomo non ha mai parlato nessuno. E' un poveretto, fa fatica a tirare a fine mese. Ha un figlio disabile. Anni fa è mancata sua moglie. Mai nessuno l'ha considerato, mai nessuno l'ha valorizzato, mai nessuno ha creduto in lui. Mai nessuno l'ha ascoltato. Ad un certo punto per una ragione che non conosco è diventato un nemico per l'azienda e tutti hanno cominciato ad evitarlo. Ma io voglio credere in lui."

Nessuno ci avrebbe scommesso. Ma Michele lo ascoltò, lo rispettò ma al contempo pretese la collaborazione che Messina doveva dargli. Nel giro di poco tempo Messina rinacque. Diventò il braccio destro di Michele. Si sarebbe fatto ammazzare per lui. Michele era il suo leader. Lui, sessantenne, avrebbe fatto di tutto per il suo capo poco più che ventenne.

Per un solo motivo: qusti l'aveva ascoltato e rispettato.

Michele cominciò a chiamarlo "cavaliere" prima per scherzo, poi si accorese che a lui piaceva essere chiamato così. Si riferiva a lui come "il cavalier Messina" anche davanti agli altri. A poco a poco tutti in azienda cominciarono a chiamarlo cavaliere. Per tutti, interni o esterni, era diventato il "cavalier Messina". Lui e Michele erano diventati veramente una forza della natura.

Rifletto spesso su questa vicenda, quando cerchiamo di imbarcarci in complessi discorsi sulla leadership.

E se la leadership fosse solo ascolto e rispetto per gli altri?


(C) Diego Agostini/Commitment 2011 - All Right Reserved




Nella foto: proprio l'azienda dove lavoravamo