Poi Alessio mi ha scritto una lunga mail, in cui apre una serie di domande. La trovo bellissima, come tutto ciò che non dà risposte ma fa riflettere. Per questo ne riporto qui di seguito il pezzo più importante.
È un leader chi sa dire di no, o chi accetta di dire di si? È un leader chi manda a quel paese il “sistema” o chi riesce a farne parte? È un leader chi non scende a compromessi (con se stesso, con gli altri), o chi trova il modo di vivere accettandoli? È un leader chi subisce le proprie intemperanze o chi le controlla? È un leader chi riesce a dialogare con tutti, o chi costruisce barriere?
Se qualcuno non riesce a parlarmi direttamente, e vedo che si tiene tutto dentro, e avverto che c’è una barriera e penso che non sono uno che sa costruire ponti, ma solo muri, so per certo che non sono un leader…
Potrei cercare di giustificare un’esistenza vissuta fuori dagli schemi, dalle convenzioni, probabilmente smettendo di parlare di leadership, di finalità e obiettivi, di influenza e controllo, di affermazione, di riconoscimenti, ma immaginando realmente un mondo senza compromessi. Se pensassi a chi è che vive appieno la propria vita, cambierebbe qualcosa?
Chi vive appieno la propria esistenza, libero da restrizioni e costrizioni? Chi sa dire di no, o chi accetta di dire di si? Chi manda a quel paese il “sistema” o chi accetta di farne parte? Chi non scende a compromessi o chi trova il modo di vivere accettandoli?
Il bello delle domande fatte bene, è che permettono di trovare rapidamente le risposte... grazie Alessio.
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